Depressione, in Italia costa 4 miliardi all’anno ma solo la metà dei malati riceve un aiuto adeguato

Depressione, in Italia costa 4 miliardi all’anno ma solo la metà dei malati riceve un aiuto adeguato

Una persona su quattro non risponde ai trattamenti. Il nostro è il Paese che investe meno nelle cure tra quelli industrializzati. Dalla Società Italiana di Psichiatria un appello: "Maggiori investimenti perché non c'è salute senza salute mentale"

Solo il 50% delle persone che soffrono di depressione riceve un aiuto adeguato in tempi rapidi e purtroppo una persona su quattro non risponde ai trattamenti. Numeri importanti, visto che in Italia sono in 3 milioni con questo disturbo psichiatrico, di cui la maggior parte donne.

Da noi la depressione costa 4 miliardi annui, senza contare i 600 euro a persona legati ai caregiver, cioè parenti o congiunti che assistono i malati. Nonostante le cifre sembrino molto alte in realtà, a conti fatti, il nostro, nonostante sia uno dei Paesi più industrializzati al mondo, è quello che investe meno nella cura delle malattie mentali: la spesa media per i servizi è infatti inferiore al 3,5% della spesa sanitaria, contro l’8-15% investito negli altri stati. A dirlo è una indagine condotta dai ricercatori dell’Università Tor Vergata di Roma su più di 300 pazienti, presentata in vista della Giornata Mondiale della Salute mentale di domani dedicata quest’anno alla prevenzione del suicidio.

“Siamo l’unico dei Paesi più industrializzati a non avere più ospedali psichiatrici – ha ricordato Enrico Zanalda, presidente della Società Italiana di Psichiatria e direttore del Dipartimento Integrato di Salute Mentale ASL TO3 e AOU San Luigi Gonzaga di Torino. – Abbiamo la minore disponibilità di operatori ed investiamo nella salute mentale la minore percentuale di spesa sanitaria. Per rendere efficiente la rete dei servizi di un dipartimento di salute mentale è necessario introdurre l’innovazione organizzativa, tecnologica e farmacologica in modo da poter utilizzare al meglio le competenze delle équipe multidisciplinari”. Per Zanalda maggiori investimenti culturali ed economici dovranno essere messi in atto per dar vita a migliori e più tempestivi percorsi di prevenzione, cura perché “non c’è salute senza salute mentale”.

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