Editoria, “Presence du traducteur”. A cura di Véronique Duché e Françoise Wuilmart edito da Classiques Garnier, Parigi 2021. Con la partecipazione della Dott.ssa Adelia Lucattini
LA RECENSIONE
Di Marialuisa Roscino
In una delle esemplari favole di Tofano della raccolta ”I cavoli a merenda”, un bambino che ha i due genitori e i quattro nonni tutti di nazionalità diversa e che vorrebbero imporgli la propria lingua, non riuscendo a mettersi d’accordo e a rendere l’apprendere più lingue un “bel gioco” alla base dello sviluppo sano e armonioso di ogni bambini come ha ben mostrato Donald Winnicott, il bimbo finisce per crescere riuscendo a esprimere solo suoni privi di senso. Il bambino di Tofano appare esattamente l’opposto del bambino di un’altra favola, dove la madre, di lingua inglese, non aveva voluto insegnargli la propria lingua. Questi aveva così cominciato spontaneamente a canticchiare una canzoncina con parole apparentemente senza senso, ma con perfetto ritmo e accento inglese. Oggi la Babele linguistica ed emotiva non è solo all’interno di ognuno di noi, ma risuona tutt’intorno nella realtà esterna, in un mondo dove le comunicazioni e i Mass Media, grazie alla loro ‘capacità virtuale’ di veicolare un messaggio e raggiungere molteplici persone, rendono ogni cosa ‘vicina’ e ‘contemporanea’ ma al tempo stesso distante come nel famoso ”Villaggio globale” di McLuhan. La psicoanalisi poi è quel sistema di conoscenza dell’inconscio e del mondo interiore che si basa proprio sulla parola e sul racconto, la “talking cure”. Il linguaggio è infatti testimone dell’organizzazione psichica di ognuno di noi, organizzazione dalle implicazioni particolarmente interessanti quanto ogni pensiero, emozione, sentimento e oggetto portatore di senso, è legato nelle diverse lingue a più parole che hanno lo stesso significato o ad una singola parola con racchiude in sé e con una stratificazione di significati che emergono dal contesto in cui vengono pronunciate e utilizzate.
Premessa necessaria per presentare questo saggio pubblicato da Classiques Garnier nella sezione “Translatio”, in cui sono presenti alcuni contributi ispirati agli incontri che si sono tenuti durante il Primo Congresso Mondiale di Traduttologia, organizzato dalla Société Française de Traductologie e dalla Societé d’etudes Pratiques et Théories en Traducion e che si è tenuto all’Università Paris-Nanterre. La collezione “Translatio” dedica uno spazio alla traduzione come fenomeno culturale contemporaneo, alla sua nascita e al suo immediato futuro. I libri sono scritti dai migliori specialisti e ricercatori del mondo della traduzione. Se il processo di traduzione di un testo è sempre stato al centro degli studi sulla traduzione, così non è stato per la figura del traduttore. In questo volume è mostrata la crescente importanza di quella che oggi è considerata una professione altamente specializzata. Gli studi, la ricerca e le riflessioni sulla traduzione hanno ormai acquisito una loro autonomia teorica, rafforzata anche dalle nuove necessità create dalla globalizzazione e dalla ricchezza delle interazioni e degli scambi linguistici in tempo reale che questa ha comportato. La traduzione non è di competenza esclusiva della linguistica o della critica letteraria, dell’ermeneutica e della filologia, dell’estetica e della storia e della psicoanalisi, di tutte le scienze culturali poiché è una scienza particolare applicata ai testi.
Oltre a un excursus storico che parte naturalmente da Freud e analizza la letteratura psicoanalitica in relazione alle lingue, parlando di bambini e apprendimento come di rimozione e memoria, il volume dedica molta attenzione alla produzione letteraria di scrittori che hanno operato in più lingue o comunque in una lingua diversa da quella ‘madre’, ‘nativa’, e si interroga anche sulla traduzione, quanto sulla possibilità di un lavoro analitico con un paziente che usi più lingue.
Le curatrici del volume, Véronique Duché e Françoise Wuilmart, hanno suddiviso il libro in quattro sezioni in cui la figura e la presenza del traduttore sono descritte sono diversi aspetti. Nella prima parte “Didattica della traduzione” è affrontato l’insegnamento della traduzione; la seconda “Poetica del tradurre” è incentrata sull’importanza della funzione creativa e della scrittura nel processo traduttivo; nella terza “Traduzione e inconscio” il focus è l’attività traduttiva come processo ancorato nell’inconscio, la traduzione quindi come modello di interpretazione del lavoro dell’inconscio come definito da Sigmund Freud e come desiderio di ritorno alla “lingua originale” secondo la prospettiva di Walter Benjamin; nella quarta e ultima parte è affrontata la storia dei “Discorsi dei traduttori” nel corso secoli fino ai nostri tempi, rivelatrice dello spazio di libertà conquistato passo dopo passo dai traduttori.
Nella terza parte “Traduzione e inconscio” troviamo il saggio di Adelia Lucattini “Tradurre l’inconscio. André Pézard e Dante”. L’autrice coniuga il versante umanistico con quello psicoanalitico e dal punto di vista psicoanalitico, solleva i problemi di metodo e tecnica riguardanti “il linguaggio dell’inconscio” comuni alla traduzione e alla psicoanalisi. Il traduttore s’identifica con Dante per tradurre quello che il poeta “aveva intenzione di dire”. Come sottolinea Maria Adelaide Lupinacci “la base culturale traduttologica è molto dettagliata e ampia, l’autrice in rifermento all’Advertisement di André Pézard traduttore di Dante Alighieri, identifica alcuni concetti, termini e frasi appartenenti alle teorie psicoanalitiche usate dallo studioso in modo spontaneo, senza apparentemente una vera e propria consapevolezza. I concetti psicoanalitici utilizzati per le argomentazioni teoriche sono esposti con chiarezza e precisione”. Uno dei punti principali evidenziati dalla Lucattini è che il traduttore utilizza la propria mente come strumento di lavoro esattamente come accade allo psicoanalista. Nel testo troviamo i cardini del metodo psicoanalitico, l’esistenza dell’inconscio, le libere associazioni, l’attenzione liberamente fluttuante, sogni e il tranfert, come vengono utilizzati dal traduttore al lavoro. Il traduttore possiede, crea e utilizza nella propria mente un’“area transizionale” in cui l’Autore (attraverso il suo testo) e Traduttore s’incontrano. In questo luogo psichico accade che i due dialoghino attraverso l’attivazione di uno “stato sognante”, una condizione psichica in cui il pensiero è lucido e le emozioni fluiscono liberamente, e dove – come sostiene Donald Winnicott – soggetto (il Traduttore) e oggetto (l’Autore) oscillano tra essere differenziati nelle loro identità e non esserlo. L’oggetto transizionale è il testo poiché, come il giocattolo per il bambino, è reale e tangibile e al tempo stesso rappresenta l’“altro” e appartiene all’area simbolica.
Véronique Duché è A.R. Chisholm Professor di francese all’Università di Melbourne. Ha pubblicato numerosi articoli sulla letteratura rinascimentale e curato diversi romanzi del XVI secolo. Ambiti di ricerca: Letteratura francese del Cinquecento, in particolare opere di fantasia pubblicate tra il 1525 e il 1557. Romanzi cavallereschi. Poesia. Problemi teorici e problematiche di genere (Medioevo e Rinascimento). Traduzione in francese nel XVI secolo. Si occupa anche della lingua dei soldati australiani durante la Prima guerra mondiale.
Françoise Wuilmart è germanista, Professore emerito di traduzione (tedesco/francese) all’ISTI/ULB, ha fondato e dirige il Centro europeo di traduzione letteraria (CETL), e il Collegio Europeo dei Traduttori Letterari di Seneffe (CTLS). Ha tradotto numerosi romanzi, saggi e opere teatrali (dal tedesco, dall’olandese e dall’inglese), principalmente per le edizioni Gallimard e Actes Sud. Ha vinto numerosi premi importanti, tra cui il Premio Europeo Aristeïon e il Premio Gérard de Nerval. Ha pubblicato una quarantina di articoli sulla traduttologia nelle principali riviste specializzate.
Adelia Lucattini è psichiatra e psicoanalista. Dirigente psichiatra nel Dipartimento di Salute Mentale della ASL Roma 1. Psicoanalista Ordinario ed esperta di bambini e adolescenti della Società Psicoanalitica Italiana (SPI) e dell’International Psychoanalytical Association (IPA). Doctorant chercheur in Italianistica all’Università Sorbonne Nouvelle-Paris 3. Fa parte di gruppi di ricerca in psicoanalisi infantile, dell’emergenza, sui disturbi post-traumatici e sul pensiero di Wilfred Bion della SPI. È organizzatrice e referente dei seminari per insegnanti di Scuola dell’Infanzia italiane e internazionali per il Centro di Psicoanalisi Romano della SPI. Fa parte del Gruppo di studio su “La pensée de Bion” della Société Psychanalytique de Paris (SPP). Membro dello Scientific Board della “Rivista Telos” e redattrice di “Eidos. Cinema Psiche e arti visive”. Ha numerose pubblicazioni di psichiatria e psicoanalisi. Coautrice del libro (Lupinacci e altri, 2015) Il dolore dell’analista, Astrolabio, autrice di molti contributi in saggi e articoli su riviste, di psichiatria, psicoanalisi e di ricerca letteraria.