Malattie sessualmente trasmissibili. Ecco tutto quello che c’è da sapere con uno dei massimi esperti, il prof. Torello Lotti

Malattie sessualmente trasmissibili. Ecco tutto quello che c’è da sapere con uno dei massimi esperti, il prof. Torello Lotti

Che cosa si intende quando si parla di malattie sessualmente trasmissibili? Abbiamo intervistato il Torello Lotti, Prof. Dr.Torello Lotti (in foto), Ordinario di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmissibili, Direttore Cattedra di Dermatologia e Venereologia, Università degli Studi Guglielmo Marconi, Roma. Italia, President, World Health Academy of Dermatology NY, NY, USA, che attualmente rappresenta uno dei massimi esperti in questo campo.

Quando si parla di malattie sessualmente trasmissibili si pensa a gonorrea, clamidia, herpes, sifilide, epatiti, e infine HIV.È possibile – per le più comuni – dare un’indicazione in merito al loro grado di importanza (gravità) ma anche alla loro “contagiosità”, cioè di quanto sia facile (o difficile) contrarle?

«Tutte le infezioni sessualmente trasmissibili sono in qualche modo temibili, comprese quelle come la Sifilide per cui esistono da tempo terapie semplici ed efficaci e non sono riportati rilevanti ceppi resistenti alle più comuni terapie. Perché allora preoccuparsi di infezioni sessuali oggi, specie di quelle facilmente dominabili con terapie ben standardizzate? Bisogna preoccuparsi perché sono sempre più frequenti i casi di comorbidità in campo infettivologico sessuale. Comorbidita’ significa che una infezione sessuale se ne trascina dietro almeno un’altra che spesso non ha evidenti segni distintivi o sintomi clinici eclatanti. È il caso della comune associazione fra uretriti gonococciche e non gonococciche ed epatite virale B o C. Oppure delle comuni infezioni da Clamydia o Gardnerella che si associano alle subdole infezioni da Papilloma Virus. In conclusione il rispetto assoluto della profilassi delle infezioni sessualmemte trasmissibili è obbligatorio a prescindere dalla singola infezione sessuale che potrebbe essere contratta e magari anche facilmente curata».

Cosa bisogna fare se si pensa di aver contratto una malattia sessualmente trasmissibile? In genere che periodo di incubazione hanno queste malattie? Ci sono dei segnali a cui dobbiamo fare attenzione, nel nostro corpo, per individuare prontamente i primi sintomi di una eventuale malattia sessualmente trasmessa?

«I segni e i sintomi delle infezioni sessuali sono così numerosi e diversi fra loro che non basterebbe un trattato per elencarli e descriverli.  Purtroppo i segni distintivi cambiano con i tempi e nei singoli individui. Un esempio è la cosiddetta patomorfosi delle infezioni sessuali, a cominciare dalla sifilide. In sostanza i segni distintivi della malattia cambiano con i tempi. Accade infatti, per esempio, piuttosto   spesso al clinico di imbattersi nelle cosiddette ” sifilidi acefale “. Si tratta di soggetti che hanno contratto la sifilide e, per ragioni talora banali e comunque indipendenti quali una faringite , una otite o una follicolite , hanno assunto qualche pillola antibiotica. Tale assunzione non permetterà alla sifilide di mostrarsi con i suoi segni distintivi ma l’infezione rimarrà nel sangue , non curata. Esempi come questi ne esistono a centinaia. Ovviamente questo fenomeno non esisteva prima del 1940 perché non c’erano gli antibiotici. La mutazione genetica di alcuni ceppi infettanti e i cambiamenti climatici e degli stili di vita fra cui la comune assunzione di nuovi farmaci può cambiare il modo di manifestarsi della malattia dovuta a infezione sessuale. In conclusione ogni rapporto sessuale non perfettamente protetto fin dai preliminari è a rischio di trasmissione di infezioni. La cosa migliore è quella di recarsi dal dermatologo se vi è stata una trasgressione alle regole di comportamento orientato alla totale protezione delle mucose orali, genitali ed anali».

Ci sono dei segnali a cui fare attenzione, che possono essere osservati nella partner o nel partner, che dovrebbero far scattare un campanello di allarme?

«È difficile far coesistere un gesto spontaneo di amore con una ispezione attenta con una lampada ed una lente di ingrandimento della cute e delle mucose del partner. Ancora più difficile, una volta contratta una infezione sessuale, prendere informazioni dal partner su eventuali infezioni sessuali in atto o pregresse. Nella mia esperienza ho raramente riscontrato vantaggi o successi nella terapia delle infezioni sessuali basandomi sulla richiesta al paziente di valutazione personale del partner o di indagini retrospettive. Meglio consigliare una visita specialistica guidata al partner».

Si parla spesso di prevenzione. Quanto una accurata igiene, prima e dopo il rapporto, può aiutare ad allontanare il rischio di contrarre determinate malattie?

«Una igiene accurata prima e dopo un rapporto sessuale è sempre utile. Ma non basta assolutamente ad evitare il contagio. Ogni rapporto deve sempre essere adeguatamente protetto fin dall’inizio per mettersi al riparo dalle infezioni sessuali. Anche i rapporti orali sono a rischio: non dobbiamo dimenticare che il 32% di tutti i tumori maligni del cavo orale e del collo sono conseguenza di una pregressa infezione asintomatica da Papilloma Virus. Anche il sesso orale è ad alto rischio».

Entriamo ora in un altro campo a lei molto caro, quello della dermatologia. Si sente spesso parlare dei nei, che possono essere un anticamera del melanoma. Quando riscontriamo al presenza di nei come dobbiamo comportarci?

«Il melanoma cutaneo è in grande aumento. Ogni 6 ore si registra nella media una morte per melanoma in Italia. Eppure basterebbe una diffusione della cultura della diagnosi precoce per azzerare le morti da melanoma. Ogni cambiamento osservato in un neo può essere importante ai fini di una diagnosi precoce che può salvare la vita. Il dermatologo osserverà con il dermatoscopio la lesione e, in caso emergano anomalie passerà alla asportazione per un esame istologico che verrà eseguito su ogni parte della lesione. Non bisogna dimenticare che talora il melanoma insorge in punti in cui non era presente un neo. A dispetto del nome qualche volta il melanoma non si presenta di colore nero o scuro. Infatti il melanoma acromico è una realtà clinicamente ben nota e non rara. E, infine, si possono riscontrare melanomi in aree non esposte al sole: sono numerosi i melanomi dei genitali e del cavo orale dove il sole non arriva».

Quali caratteristiche dei nei vanno principalmente monitorate? E in particolare come si presenta un neo atipico?

«Un neo atipico risponde ai criteri A , B , C , D , E.

A sta per asimmetria

B sta per bordi irregolari o con sbavature

C sta per irregolare distribuzione del colore dentro il neo

D sta per dimensioni, oltre i 6 millimetri di diametro

E sta per evoluzione o elevazione della lesione.

Ma i criteri sopra riportati ci riportano al passato, quando la diagnosi era tardiva. Oggi grazie all’intervento del dermatoscopio , del laser confocale e delle indagini col multifotone non si deve aspettare a fare la diagnosi secondo i criteri A-E. Oggi siamo in grado di fare diagnosi molto prima. Da qui la necessità di farsi visitare con regolarità con il dermatoscopio dal dermatologo, a prescindere dalla presenza dei segni distintivi del neo atipico».

Marialuisa Roscino - Corpo e Salute

 

 

 

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