
Quando i giocattoli diventano un’ossessione. Intervista ad Adelia Lucattini
"È sempre importante che i genitori siano dei “mediatori di realtà” e allo stesso tempo che vivano con piacere i momenti in cui stano insieme ai propri figli"- spiega la Dott.ssa Lucattini, psichiatra e psicoanalista di Roma, offendo in questa intervista, dei consigli preziosi, degli spunti di riflessione importanti su come gestire al meglio le richieste dei bambini durante le festività natalizie
Dott.ssa Lucattini, alcuni bambini sentono spesso il bisogno di farsi comprare di frequente dei giocattoli, ci sono delle ragioni precise dietro questa loro esigenza?
Le ragioni possono essere tante. La più frequente è che gli oggetti riempiono una sensazione di vuoto e di tristezza.
I giocattoli, le figurine, fanno compagnia e danno l’impressione di riempire con qualcosa di concreto, che si può toccare, maneggiare, vedere, odorare, assaporare e tenere con sé, Altra ragione e che i bambini sono abitudinari e amano “collezionare” gli oggetti.
I giocattoli, i vestiti, il telefonino, i libri, sottolineano e ricordano i momenti particolari che vengono festeggiati, attraverso un oggetto che ha un valore simbolico e affettivo che ricorda un momento particolare, speciale o significativo per il bambino.
Un altro motivo è che gli oggetti aiutano a ricordare, sono dei puntelli per la memoria. Molto spesso i bambini hanno paura di dimenticare, di perdere dentro di sé le cose importanti e utilizzano gli oggetti per “trattenere” emozioni, sensazioni e ricordi.
Ma gli oggetti rappresentano anche molto spesso le persone a cui i bambini e adolescenti vogliono bene. Poiché il legame affettivo è una cosa che si costruisce con il tempo e ha bisogno di un lungo processo di crescita e maturazione dentro di loro, hanno bisogno dei giochi che ricordano le persone che si ha bisogno di avere vicine o che hanno paura di perdere.
Questo tipo di “collezionismo” che è normale nei bambini, se non è compreso chiaramente dai genitori ma incentivato per far contenti i figli, può diventare un boomerang poiché anziché riuscire ad interiorizzare e a tenere sempre dentro di sé, nella propria mente e nel proprio cuore le persone a cui vogliono bene, ogni volta che sentono la mancanza hanno bisogno di acquistare un nuovo oggetto. Il problema è che se non gli viene dato un significato, si trasforma rapidamente in una “cosa” e quindi viene accantonato, per essere velocemente sostituito da un’altra cosa.
Alcuni oggetti, giochi, vestiti, videogiochi, sono status symbol. Possono comunque avere un valore positivo?
È possibile e anche necessario. I giochi, vestiti, videogiochi, sono anche status symbol, sono “cose” ma anche hanno un significato simbolico ovvero hanno di un significato che va oltre la funzione pratica dell’oggetto.
Che consigli si possono dare ai genitori?
Le istruzioni per i genitori rispetto a far sì che gli status-symbol vengano riconosciuti come tali e non desiderati i figli soltanto perché la loro mancanza provoca un senso di inadeguatezza o inferiorità, sono poche e chiare regole.
1 – Creare un rapporto tra il valore economico è il valore simbolico degli oggetti
2 – Quando possibile spiegare come vengono progettati e costruiti gli oggetti e che cosa dà loro valore. Oltre alle questioni di mercato, che esistono oggetti “di pregio” e oggetto “dozzinali”
3 – Anche nella vita quotidiana è importante avere oggetti di maggiore e minore valore e che i regali servono per festeggiare occasioni “speciali”.
4 – Educare alla bellezza, spiegare che il sapersi vestire o pettinare è una forma artistica.
Potrebbe fare degli esempi?
1 -La differenza tra un capo prodotto di un “prontista” e per i mercatini, e un pezzo unico creato da una sarta o da uno stilista.
2 -La differenza tra un giocattolo prodotto in serie, a basso costo e con materiali più scadenti ed un giocattolo pensato e costruito appositamente per i bambini con materiali migliori, facendo attenzione non solo alle norme di sicurezza ma anche al valore estetico dell’oggetto stesso.
3 -Far notare la differenza tra un pongo di buona qualità e uno di alta qualità.
4 -Far vedere la qualità grafica di matite di pregio rispetto a matite fatte con materiali scadenti.
5 -Insegnare attraverso il tatto e la vista la differenza tra un tessuto di buona qualità ed un tessuto di scarsa qualità, come sono i colori, come sono il taglio e la cucitura, etc.
Educare al valore degli oggetti può essere un freno ai consumi?
Tutti gli oggetti hanno sempre e comunque un valore transizionale che se ne abbia coscienza o meno. Ovvero sono l’oggetto in sé e rappresentano l’amore e la presenza delle persone a cui vogliamo bene.
Processo inconscio naturale e ineludibile. Donald Winnicott pediatra e psicoanalista, lo ha osservato e teorizzato ma il fenomeno appartiene al funzionamento normale della mente. La capacità di vivere un oggetto come “transizionale” e di “creare uno spazio transizionale” è una capacità geneticamente determinata negli esseri umani, come creare delle relazioni. Questo vale per tutti gli oggetti che noi possediamo, quelli necessari alla nostra sopravvivenza quotidiana e i beni voluttuari. Gli studi di Winnicott sono stati fatti sui giocattoli poiché era un pediatra e uno psicoanalista, ma questo vale anche per tutti gli oggetti di cui noi ci circondiamo.
Quando gli oggetti perdono il loro valore simbolico/transizionale e diventano “cose”, soltanto oggetti materiali senza senso e significato, che le persone non sono in grado di amare né di tenere con cura, né di indossare con piacere o utilizzare con soddisfazione per arredare la propria casa, il proprio studio. E questo può accadere anche ai bambini.
Dare valore alle cose è un aspetto educativo, significa rendere dei consumatori “consapevoli”, non influisce direttamente sui consumi, grande preoccupazione in questo momento in cui si avvicinano le festività natalizie. L’educazione al consumo consapevole permette di non cadere nello “shopping compulsivo” poi da adolescenti.
Il consumo consapevole e orientato dai genitori può aiutare la crescita dei bambini?
Certamente poichè può aiutarli a imparare molte cose:
1- Il valore del denaro
2- Il rapporto tra lavoro necessario per guadagnare
3- Il rapporto tra impegno messo nello studio e nel lavoro, e le possibilità di successo in quello che si fa
4- Il valore degli oggetti in sé, proprio per la loro manifattura
5- Il valore affettivo dei regali pensati “proprio per loro” dai genitori
6- Il consumismo non va demonizzato in modo “ideologico” e acritico poiché di fatto viviamo in una società dei consumi diversa dalle epoche passate in cui le società erano flagellate da carestie, povertà, miseria e disuguaglianze sociali insuperabili
7- Imparare a scegliere è processo lungo di crescita psicologica e implica poter accettare senza paura e angoscia a “lasciar andare” ciò a cui si rinuncia. Imparare a fare acquisti con i genitori, può diventare una delle tante forme in cui imparare a scegliere, vivendo ciò che si lascia non come una perdita secca ma come un’espressione della libertà personale.
Da un punto di vista psicologico permettere un rafforzamento della propria identità personale, dell’appartenenza, della capacità di stare al mondo gestendo i momenti di solitudine, di vuoto esistenziale e di cadute depressive reattive ad eventi inevitabili, attraverso relazioni affettive e non con solo cose materiali.
È sempre importante che i genitori siano dei “mediatori di realtà” e allo stesso tempo che vivano con piacere i momenti in cui stano insieme ai propri figli. Anche il dare spiegazioni può diventare piacevole se si recuperano i racconti e le spiegazioni avute da piccoli dai propri genitori o dai nonni. Trovata la giusta sintonia, è poi possibile godersi il “far compere” come andare a fare la spesa insieme o scegliere le “cose per tutti i giorni” come per le cose per le “occasioni speciali”, divertendosi anche un po’!
Il momento degli acquisti o andare a prendere un regalo per qualcun altro con i propri bambini non dovrebbe mai essere essere un noioso “pegno da pagare”, un fastidio di cui liberarsi rapidamente, un momento triste, vuoto, senza nessun significato, da dimenticare il prima possibile. È importante che possa diventare un momento di gioco e divertimento condivisi, occasioni da aspettare con trepidazione e ricordare per sempre con piacere. E come “Alice nel Paese delle Meraviglie” gustare insieme le numerosissime “feste di non-compleanno”!
Marialuisa Roscino