
Italia, in arrivo una terapia genica per riparare il cuore dopo l’infarto
La tecnica, sperimentata nei maiali, stimola la rigenerazione cellulare e permette il recupero quasi completo della funzionalità cardiaca. Entro cinque anni si ipotizza la sperimentazione sull’uomo
Dall’Italia arriva una nuova terapia genica per riparare il cuore dopo un infarto, stimolando la rigenerazione delle sue cellule. La ricerca, descritta sulla rivista scientifica Nature, è stata fatta prendendo come cavie alcuni esemplari di maiale ed è stata coordinata dal Centro internazionale di ingegneria genetica e biotecnologia di Trieste (Icgeb) e dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Ebbene, gli scienziati hanno trasferito nel cuore degli animali colpiti da infarto sequenze di informazione genetica, chiamate micro-Rna che, come registi molecolari, regolano l’espressione di altri geni. La sequenza utilizzata, indicata con la sigla microRNA-199, è stata trasferita nel tessuto del cuore a bordo di un virus reso inoffensivo e utilizzato come navetta. Arrivata a destinazione, ha stimolato la rigenerazione del cuore, portando al recupero quasi completo della sua funzionalità un mese dopo l’infarto. “È un momento molto eccitante per tutto il campo – ha spiegato Mauro Giacca del Centro internazionale di ingegneria genetica e biotecnologia di Trieste, che ha coordinato la ricerca con Fabio Recchia della Scuola Sant’Anna di Pisa. – Dopo tanti tentativi infruttuosi negli ultimi 15 anni provando a utilizzare le cellule staminali, per la prima volta abbiamo compreso come sia possibile riparare il cuore in un animale di grossa taglia stimolando direttamente le proprietà delle cellule cardiache sopravvissute al danno”. Nel caso del cuore il problema secondo Giacca è che “le cellule contrattili nell’uomo smettono di formarsi dal momento della nascita e calano durante la vita per varie ragioni, come un infarto”. Ma il nuovo risultato, su un animale di grande taglia, dimostra che è possibile risvegliare le cellule del cuore che sono state risparmiate dall’infarto sfruttando gli stessi meccanismi con cui in altri animali il cuore si rigenera spontaneamente. “Si tratta di meccanismi rigenerativi antichi, che hanno pesci e salamandre, e che noi uomini, come i maiali, abbiamo perso nel tempo”, ha commentato Recchia.
La ricerca continua e ci vorrà ancora un po’ di tempo prima di poter pensare di arrivare ad una sperimentazione sull’uomo. “Il trattamento finora è stato condotto con un virus modificato, ma ciò non consente di controllare in maniera precisa il dosaggio o effetti indesiderati a lungo andare. Dobbiamo imparare a somministrare l’Rna come se fosse un farmaco sintetico – ha proseguito Giacca. – Sappiamo che è possibile, perché abbiamo già visto che funziona nei topi. Il fatto che il cuore del maiale sia molto simile a quello umano, dal punto di vista anatomico e fisiologico, renderà più facile trasferire questi risultati. Se tutto andrà bene come pensiamo – ha sottolineato – entro 5 anni potremmo avere concluso la sperimentazione clinica sull’uomo”.