Prevenire gli infortuni nell’attività sportiva: intervista al fisioterapista Riccardo Torquati
il dottor Riccardo Torquati titolare dei centri sporthealth e responsabile dell'associazione massaggiatori sportivi del Lazio, ci spiega cosa fare in caso di dolori e sintomi che affliggono ossa e muscoli
Come ogni buon atleta che si rispetti, qualsiasi sportivo può incorrere in infortuni. Per questo motivo
è importante affidarsi alle persone giuste, tra ortopedico, fisiatra e medico dello sport, per avere le
soluzioni giuste e ripartire di slancio. Ne abbiamo parlato con Riccardo Torquati, fisioterapista dal
1996, titolare dei Centri Sporthealth, e responsabile dell’Associazione Massaggiatore Sportivi della
Regione Lazio. Tra i suoi molteplici incarichi anche quello di terapista degli arbitri di calcio della
Serie a (CAN A) e referente per tutti gli eventi Uefa che si svolgono in Italia (Champions League ed
Europa League).
Dottor Torquati come si deve orientare chi pratica attività sportiva al manifestarsi dei
primi dolori?
Non bisogna fermarsi al sintomo o al trauma, ma bisogna risalire alla sua eziopatogenesi o origine,
attraverso una valutazione globale fatta da uno specialista o da un fisioterapista, che permetterà di
introdurre il concetto di prevenzione, oltre a tracciare una corretta e completa proposta riabilitativa.
Spesso ci si interroga sulle diverse competenze tra medici, fisioterapisti e altre figure
professionali.
Tutto deve avvenire nel rispetto dei ruoli e delle competenze. Al medico spetterà di formulare una
diagnosi corretta ed introdurre alcuni concetti di prevenzione (come la corretta alimentazione,
l’integrazione e l’eventuale somministrazione di farmaci, o ancora meglio di fitoterapici oppure
omeopatici). Al fisioterapista, invece, spetterà la fase di svolgimento del percorso riabilitativo post
trauma e spiegare come prevenire traumi attraverso la gestione del proprio apparato muscoloscheletrico
con esercizi specifici. Al preparatore atletico, poi, il compito di ridare condizione e valutare lo stato di forma
raggiunto dall’atleta dopo l’infortunio.
Il filosofo tedesco L. Feuerbach affermò: «L’uomo è ciò che mangia». Nello sport diversi fattori
influiscono sulla prestazione. Ciò non toglie che per un atleta sia importante la nutrizione. Cosa
ne pensa?
Per poter prevenire un trauma, tra le cose più importanti troviamo proprio la corretta alimentazione
(pensiamo alla piramide alimentare,alla alimentazione alcalina).
L’atleta durante lo sforzo produce tossine e radicali liberi. Questi sono una minaccia per l’equilibrio
ormonale ed il benessere del nostro organismo.
Possiamo difenderci attraverso un alimentazione ricca di frutta e verdura di stagione, spezie,
prediligendo proteine vegetali, limitando quelle animali a sporadiche apparizioni sulla tavola di pesce
azzurro e carne bianca, e riscoprendo le farine integrali per l’amato carboidrato, ovvero pasta, pane e
riso integrale quanto basta.
Altra cosa importante per limitare la tossicità prodotta dal muscolo sotto sforzo, è la fase di
defaticamento post evento sportivo. E’ importante seguire i corretti metodi di allenamento proposti,
fare riassetto posturale almeno ogni 15 giorni lontano dalla gara o impegno massimale successivo,
ovvero nei due giorni seguenti. Quindi è importante effettuare esercizi di rinforzo alla core (addome
e paravertebrali in isometria) e messaggi defaticanti all’occorrenza. Last but non least, bisogna
integrarsi in maniera naturale ed appropriata. L’infortunio nell’atleta, non va mai nascosto e va
affrontato con serenità e consapevolezza.
A tal proposito, in base alla sua esperienza sui campi di calcio, quali sono gli infortuni più tipici
dei calciatori, e quali invece quelli degli arbitri di calcio, che ai massimi livelli fanno una
preparazione molto dura e significativa?
Riguardo al calciatore, gli infortuni più frequenti sono a carico dell’arto inferiore, da over use o da
trauma diretto. Nel ginocchio compaiono spesso lesioni del menisco e sempre più spesso le lesioni
della cartilagine. La caviglia invece vede spesso coinvolto il comparto esterno (lpaa). Le lesioni
muscolari, in particolare quelle della catena posteriore, spesso recidive a causa dei precoci
reinserimenti in campo,concludono questa piccola statistica personale ma veritiera.
Gli arbitri, invece, raramente vanno incontro ad infortuni come potrete constatare, e non solo perché
sono tra i migliori al mondo come preparazione atletica e tecnica, ma anche perché sono dei veri
professionisti con intorno uno staff di preparatori atletici e medici di primissimo piano.
Dimenticavo: i fisioterapisti che dal 2002 li seguono non amano risparmiarsi di attenzioni, consigli e
soprattutto massaggi e trattamenti riabilitativi durante i raduni a Coverciano.
Tuttavia, anche a causa dei continui spostamenti logistici da una città all’altra, alle gare conseguenti
ad alta intensità psico fisica, ai molteplici impegni internazionali, la colonna dell’arbitro viene
sottoposta a stress non indifferenti, ed essendo la colonna il motore della catena muscolare posteriore,
la sua estremità distale, ovvero il tendine d’achille ed i polpacci sono l’unico punto debole del nostro arbitro.